Esiste un modo per sciogliere i dubbi ragionevoli su come far crescere incassi, margini e reputazione aziendali prima che il giudice batta il martello dichiarando fallimento?

Risolvi questo dubbio legittimo leggendo questa lettera!

Angelo Battaglia
CO – Founder di BrandDiretto

Ciao imprenditore, qui Angelo.

Quando compro un paio di pantaloni mi accade un cosa strana...
Mi faccio domande come:

“saranno adatti a quella camicia che ho comprato un anno fa?”,
“piaceranno agli altri?” o ancora
“sono di buona fattura? dureranno nel tempo?”

Spesso accade che, molto semplicemente, non compro perché dimentico letteralmente il vero motivo per cui ero andato a comprarli.

Insomma, perdo di vista l’obiettivo.

Perché ti racconto dei miei acquisti di pantaloni?
Perché prima di risolvere i tuoi dubbi, sciogliere uno per uno i nodi, vorrei parlarti del fenomeno dell’insicurezza alla ricerca costante di certezza.

E come vedi, io stesso, ne sono stato vittima inconsapevole diverse volte.
Non sono uno psicologo, come ben sai, ma leggo montagne di libri sulla psicologia umana.

Gli strizzacervelli, (quelli veri) chiamano questo fenomeno ”insicurezza alla ricerca costante di certezza” o dubbio patologico.

Il dubbio patologico è una forma di disturbo ossessivo caratterizzato dal tentativo di trovare risposte razionali a domande che non hanno un’unica risposta corretta.

È una sorta di rimuginazione continua e infinita che arrovella la mente.
Mettere continuamente in dubbio qualcosa non fa bene alla mente, e questo schema di pensiero, ostacola il soggetto a tal punto che non è in grado di prendere una decisione.

Ora, ognuno di noi, a seconda della circostanza, può vivere la stessa esperienza che vivo io quando acquisto dei pantaloni.

Se questo fenomeno del dubbio patologico, nel tuo caso, si manifesta per i servizi di web marketing, ti capisco, ma questa lettera non fa per te, quindi puoi veramente smettere di leggere adesso.

Ti rinnovo l’invito a fermarti, perché da questa lettera, TU non avrai vantaggi ma solo giramenti di testa!

Se invece hai chiari gli obiettivi (definiti anche numericamente) e vuoi sapere come fare per raggiungerli avendo dei ragionevoli dubbi su come farlo, allora sei nel posto giusto per risolverli.

Iniziamo.

Ricordi la domanda iniziale?

È possibile risolvere i dubbi su come aumentare incassi, margini e reputazione della tua azienda prima che il giudice batta il martello dichiarando fallimento?

Ti Introduco la risposta con una storia, un caso di cronaca che, se hai vissuto gli anni novanta, dovresti ricordare.
Sto parlando del caso di O. J. Simpson.

Il caso di O. J. Simpson.

O. J. Simpson è considerato uno dei più grandi giocatori della storia del football, ma questa non è la sola ragione per cui è famoso…

Famoso non lo è sempre stato, pensate che da bambino era così rachitico che era obbligato a portare le bretelle il che me lo rende molto più "umano".

Il padre era una famosa drag queen di San Francisco.
I suoi genitori divorziarono e fu allevato dalla madre, un’amministratrice ospedaliera.
O. J. Simpson è stato al centro di uno dei più famosi casi di cronaca nera con l'accusa di aver ucciso l'ex moglie Nicole Brown e il suo amico Ronald Goldman.
O. J, sin dalle scuole superiori mette in mostra le sue doti in qualità di giocatore di football fino a vincere il prestigioso Heisman Trophy, venendo nominato atleta dell'anno, anche grazie ai 21 touchdown e al record di 3.187 iarde in 18 partite.

Nel 1969, uscito dal college, diventa un giocatore professionista entrando a far parte dei Buffalo Bills.

Poi però accade l’imprevedibile…

Con la luna d’estate alta in cielo, tra le undici di sera e la mezzanotte del 13 giugno, a Brentwoord, all'875 di South Bundy Drive, nel giardino del condominio in cui abita l'ex moglie Nicole, vengono ritrovati i cadaveri della stessa Nicole e di Ronald Lyle Goldman, un suo amico: il corpo della donna mostra i segni di dodici coltellate ed è quasi decapitato, mentre su quello dell'uomo si riscontrano ben venti coltellate.
O. J. Simpson è il solo sospettato per l'omicidio, anche perché in passato era già stato denunciato per maltrattamenti dalla moglie.

Il 17 giugno viene convocato dalla polizia, ma decide di non presentarsi alle forze dell'ordine, dandosi alla fuga.
L'inseguimento viene ripreso dalle telecamere in TV, appassionando più di cento milioni di telespettatori: Simpson, dopo aver minacciato di suicidarsi in più occasioni (ha una pistola con sé), decide di tornare a Rockingham, a casa sua, e qui viene arrestato.

Il processo a suo carico inizia il 24 gennaio del 1995.
La strategia dell'accusa, rappresentata da Christopher Darden e da Marcia Clark, è quella di mettere in mostra l'indole violenta dell'imputato, che non ha mai accettato la separazione dalla moglie: per questo l'avrebbe uccisa, spinto dalla gelosia.

Nell'auto dell'ex giocatore di football, viene ritrovato anche del sangue: la difesa, a ogni modo, dimostra che il test del DNA non è stato eseguito secondo le procedure indicate dai manuali.

Il 3 ottobre del 1995, dopo più di 250 giorni di processo, viene emesso il verdetto: la giuria, dopo una consultazione durata meno di quattro ore, stabilisce che O. J. Simpson è innocente.

La difesa era riuscita, quindi, a offrire alla giuria la possibilità di dichiarare che "tecnicamente" non esistevano elementi per condannare Simpson «...oltre ogni ragionevole dubbio»

L’assoluzione di O.J. Simpson è la conseguenza di forze che poco hanno a che fare con l’evidenza delle prove.
Pensate che, secondo la giornalista Celia Farber: «esiste l’O.J. effect», il fascino della sua presenza: “la strana sensazione per cui, quando lo hai davanti, quando ci parli, non pensi che O.J. Simpson sia innocente, ma dentro di te, coltivi la fantasia che lo sia”.

Vorrei soffermarmi proprio su questo effetto.
Probabilmente te ne sei accorto o probabilmente no, ma la mente della giuria (come la mia durante l’acquisto di pantaloni) ha probabilmente fatto cilecca.

E lo fa di continuo.

IL NEMICO PRINCIPALE DELLA TUA AZIENDA SEI TU.

Nessuno te lo hai mai detto, quindi lo farò io.

E devo farlo io anche per via della mia storia personale, quindi lascia che mi presenti.

Mi Presento

Sono Angelo,

Mi sono diplomato al liceo classico, dove a causa del mio carattere, che gli altri potrebbero definire “spigoloso ma concreto” ho anche perso un anno.

Alla fine mi sono diplomato lo stesso e con degli ottimi voti in una delle scuole più difficili.

Pensa, che ho scelto di frequentare questo indirizzo soltanto perché la prof delle medie, durante le ore di orientamento, mi diceva: “Angelo quella scuola non fa per te, non c’è la farai mai, lascia stare”.

Dopo il diploma, mi sono iscritto in Economia perché la trovavo l’unica facoltà dove ciò che si studiava, per quanto percepito come astratto, potesse realmente cambiare la vita di migliaia di persone.

Il mio sogno è stato da sempre: “rendere il mondo più coraggioso, ribelle e libero”.

Sono un romanticone, lo so, ma ero stufo di accettare la realtà dei fatti, sono assolutamente convinto che l’unico modo per cambiare le cose, sia essere coraggiosi nella vita prendendosi le proprie responsabilità.

Con tutta probabilità, mi stai prendendo in giro nel momento in cui leggi o mi stai considerando quanto meno puerile.

Ma dovevo farti questa premessa affinché tu riuscissi a capire le importanti scelte che ho fatto successivamente.

Ti dicevo dell’università.

Il primo anno avevo la media del 29.

Ero letteralmente innamorato delle materie che studiavo.

Dal primo anno di università non mi prendo più un estate per andare a mare (come fa la maggior parte dei miei coetanei) perché la passo ad aggiornarmi.

Il secondo anno di università ho incontrato la materia che ha cambiato la mia vita.

Si tratta di economia e gestione dell’imprese, contrariamente a quanto si possa pensare non è stata marketing.

Questo perché in realtà non è stata soltanto la materia in se, ma il professore che la insegnava ad avermi cambiato la vita.

Si tratta del professore Rosario Faraci, il presidente dell’intero corso di economia aziendale dell’Università degli Studi di Catania.

Il rapporto che si è creato con lui è straordinario.

Si è arrivato al punto che mi ha dato la possibilità (per me onore) di tenere due lezioni universitarie al posto suo, come puoi vedere in foto, ma di questo ti parlo dopo.

Con il Professore Faraci ci siamo spinti oltre.

Lui ha creato un contest esclusivamente regionale prima e, associato a una organizzazione internazionale, dopo.

Si tratta di contest per la creazione di Startup, ovvero d'imprese in serie.

La scienza che si studia in “Economia e Gestione delle Imprese”, la materia di cui ti parlavo prima, permette proprio questo.

Abbiamo vinto con la mia squadra il primo contest regionale (come da foto su La Sicilia) e siamo arrivati sesti in quello internazionale.

La giuria era composta dal presidente di Confindustria e dai titolari di fondi di venture capital più importanti d’Italia.

Ho fatto la scelta più importante della mia vita in questo periodo.

Parlo della scelta che ha creato degli attriti persino con mio padre.

Ho deciso di lasciare l’università per “fare pratica”.

Amo ripetere una frase del famoso generale tedesco von Molkte:

 “Nessun piano per quanto ben congegnato regge all’impatto con il campo di battaglia”

Questa frase per me è stata un richiamo irresistibile che mi ha spinto subito a lasciare gli studi e a fare pratica.

Se un concetto resta nei libri e non viene mai applicato, prende solo polvere.

Mi sono unito a persone con interessi eterogenei e insieme, abbiamo unito le idee e ottenuto degli importanti risultati.

Con Elisa e Flavio Fazio abbiamo fatto decollare la loro azienda, Flazio, dopo aver conquistato a morsi 400.000 euro di finanziamento da un fondo privato.

Stiamo parlando del finanziamento più grosso del Sud-Italia dopo quello che ha ricevuto un altra startup di palermo, Mosaicoon.

Qui sotto trovi una scansione dell’articolo Millionaire e alcune foto.

A soli 22 anni mi è stato affidato un budget di 150.000 euro e la responsabilità del marketing di tutta l’azienda.

Ho lavorato per due anni in Flazio.

Si tratta dell’ esperienza più importante che io abbia mai fatto e che mi ha insegnato più di quanto 100 libri non possano mai insegnare.

Una precisazione: la formazione per me è fondamentale.

Non sto dicendo che non serva, ma che da sola non basta.

Dopo due anni di Flazio è arrivato il momento di fare un altra scelta coraggiosa:
ho messo l’azienda in condizione di essere autonoma ed ho rifiutato il nuovo accordo contrattuale che mi era stato proposto.

Nasce così Stuzzica (www.stuzzica.me) e, poi, Brand Diretto.

In alto: Flavio ed Elisa ed il loro Team
A lato: Articolo uscito su Millionaire su Flazio

Nasce Stuzzica

Giorgio Pluchino, co-founder di Stuzzica

Questo progetti in realtà nascono da un’idea ben precisa sviluppata insieme a Giorgio, il mio compagno di viaggio e socio (con cui ho condiviso anche un percorso in Flazio):

Creare il primo “piano alternativo di web marketing operativo rivolto a imprenditori coraggiosi” di cui tra poco ti dirò tutto.

Prima, vorrei raccontarti meglio di quella volta che ho tenuto una lezione di economia all’università senza neanche una laurea in mano, e come questo può cambiare la sorte degli incassi, dei margini e della reputazione della tua azienda.

La storia del primo piano alternativo di web marketing operativo che ha “superato l’esame” di Harvard facendo a pezzi lo scetticismo degli imprenditori più esigenti al mondo

Una sera d'autunno, in un aula affollata del corso di Economia e Gestione delle Imprese, un professore, trotterellando tra i banchi, lancia una provocazione ai suoi alunni:

"Chi di voi vuol fare una lezione al posto mio?"

Come guidata dai fili di una marionetta, la mano di un alunno si alza automaticamente, almeno così pare, considerando l'imbarazzo del ragazzo una volta che tutti iniziarono a fissarlo.

Probabilmente le domande che questo ragazzo si poneva erano tutte giuste anche se il motivo per cui quella mano si era alzata non c’entrava nulla con esse.

Sarò stato troppo presuntuoso, troppo avventato?

Quel ragazzo ero io, ero mosso solo dalla passione per la materia, la gestione aziendale, il management, come dicono in America, sopratutto il Marketing Management, ovvero la gestione di un'impresa orientata la mercato.

Il professore tradiva del legittimo scetticismo così mi chiese di presentare un progetto in modo da poterlo valutare.

Harvard Business Review

L'Harvard Business Review nasce nel 1922 come progetto editoriale della Harvard Business School e dei suoi studenti.

 

Fu così che, cercando di presentare un progetto originale persino per un professore universitario, scoprii l'Harvard Business Review, il mensile più scientifico che ci sia sull'argomento gestione aziendale.

Versione tradotta dell'omonima americana, dal 2011 il mensile è disponibile anche in Italia e, nonostante siano passati tanti anni da allora, cerco di non perdermene neanche un numero.

Da qui la licenza poetica del titolo sopra che apparirà più chiara a breve.

Il progetto che presentai parlava del diamante di Porter, un modello per l'internazionalizzazione delle imprese applicato ad un caso reale e particolarmente famoso al tempo: l'internazionalizzazione della Heinz (la nota società agroalimentare) in Cina, trattato appunto nella rivista.

Come tutte le riviste scientifiche, non essendo uno studente particolarmente brillante, ebbi non poche difficoltà a barcamenarmi tra articoli ricchi di fonti e ricerche scientifiche da studiare.

Ero però convinto che, costruendo su solide basi scientifiche, il progetto sarebbe stato il più efficace possibile.

Raccontai cosa volevo fare qualche settimana dopo e lo scetticismo del prof. cedette il passo alla curiosità.

Fu così che, dopo settimane di perfezionamento sul progetto divenni... professore per un giorno.

So cosa ti stai chiedendo.
Perché ti racconto questa storia?
La risposta ti stupirà.

Perché oggi sono un imprenditore e non passa giorno che non benedico la scelta di fondare sulla scienza le decisioni aziendali quotidiane.

Sopratutto perché un imprenditore rischia di sbagliare oggi più di quanto non rischiasse ieri.

Oggi più che mai, come imprenditori, dobbiamo prendere decisioni veloci e precise che possono farci perdere tutto quello su cui abbiamo lavorato per anni.

Penso al settore in cui opero, quello del web marketing o del marketing digitale.

La confusione e l’immaturità regnano sovrane.

Avere delle basi solide per valutare è come costruire ogni giorno sulla roccia anziché sulla sabbia.

Come leader e imprenditori la nostra motivazione, la nostra ambizione, la nostra voglia di creare, è costantemente minacciata dalla babilonia che regna sovrana.

E i già piccoli budget che si possono destinare al marketing rischiano di passare nelle mani sbagliate o, peggio, di stazionare improduttivi nel conto aziendale a far ingrassare il banchiere di turno.

Come imprenditori essere efficaci e produttivi è la cosa più bella che esista.

Sei ancora scettico?

Personalmente ho sperimentato tutte queste cose nonostante io abbia 31 anni.

  • I motivatori che ci suggeriscono all'orecchio che basta "crederci forte forte", basta il fai da te (che rischia di diventare un non fare mai nulla) per ottenere risultati.
  • I formatori e consulenti che ci spiegano cosa fare ma, non so perché, non posso mai chiedergli di mostrare un risultato ottenuto (quelli devo ottenerli io, mica loro).
  • Il famoso reparto marketing interno rischiosissimo e costosissimo da formare e gestire, con gente che va e viene, know how che va e viene e, se sono io a formarmi, allo stesso tempo ho bisogno di qualcuno che faccia qualcosa.
  • Gli uffici stampa o ex giornalisti che hanno l'obbligo d'informare e non di vendere. Cioè non fanno il mio interesse. Spesso certe informazioni sui prodotti o i servizi non vanno proprio date, non perché non bisogna essere trasparenti, ma semplicemente perché i modelli di analisi scientifici ci dicono che certe informazioni sono superflue e confondono, altre no. Le PR sono potenti ma vanno sapute fare da agenzie dedicate e imparziali seguendo però un piano strategico.
  • I tecnici video operatori i quali possono proporci un ottimo video, che, nella migliore delle ipotesi persuade e incuriosisce qualcuno, ma che da un punto di vista strategico se non do le basi, arriva con un plot senza senso.
  • Gli informatici o programmatori ovvero le classiche web agency che continuano a proporci strumenti/software su strumenti/software senza capire cosa dovremmo farcene. Pensate che una volta ho letto una proposta commerciale completamente decontestualizzata su come usare Pokemon Go per acquisire clienti!
  • Il Social Media Marketing e i Social Media Manager, che in pratica pubblicano qualche post sui social. Posso farlo anche da solo! Ci propongono strumenti potentissimi ma che, possono scappare di mano e ingigantire anche errori piccolissimi trasformandoli in vere e proprie crisi aziendali.
  • Le agenzie specializzate in grafica e creatività che spesso sono anche ex concessionarie di spazi pubblicitari capaci anche di coinvolgere dal punto di vista estetico, ma poco efficaci lato vendita che è, e rimane, uno sport di contatto, strategico e tattico, scientifico e non solo creativo.
  • I “sistemi x” e i “metodi y” però, “su misura” che sono una contraddizione in termini. O mi proponi un sistema oppure mi proponi un approccio "su misura". Android è aperto e puoi farlo “su misura” infatti lo usano solo i nerd. Tutti gli altri hanno il cellulare pieno di bug e virus. Apple ha un sistema, con delle regole e un metodologia specifica e infatti, chi lo usa lo ama.

Che cosa serve?

Per fare la storia, avere un brand, gestire in maniera corretta la propria azienda con strategie e tattiche efficaci, e portare a casa la pagnotta, serve qualcosa di totalmente diverso.

  • Serve innanzitutto un ceto imprenditoriale diverso con una cultura imprenditoriale che analizzi i fenomeni controllando le emozioni,
  • Un ceto imprenditoriale operativo ma capace di delegare.
  • Serve quindi fare ma in maniera scalabile ovvero azioni che si ripetano nel tempo messe a sistema.
  • Servono modelli di analisi manageriali che superino i modelli informativi tradizionali.
  • Serve comunicare magari anche con dei video ma orientati ai risultati.
  • Servono software e intelligenze artificiali al servizio degli imprenditori e non imprenditori al servizio dei computer che si rompono o dei siti che non funzionano.
  • Serve comunicare anche con le nuove tecnologie sociali, ma senza dimenticare che sempre di comunicazione e marketing si tratta.
  • Serve marketing appunto, ovvero la scienza della gestione aziendale e non creatività fine a se stessa e comunicazione autoreferenziale.
  • Serve completezza e sistematicità anche perché, a meno che non siamo la più grande multinazionale del mondo, non ci serve qualcosa che reinventi la ruota “su misura”.
  • Servono risultati e servono subito

Mi serve tutto questo

La nostra squadra

Per questo motivo, negli anni mi sono quasi trovato costretto a creare un piano di web marketing operativo che coinvolgesse esperti di distribuzione dei messaggi su internet, esperti copywriter ed esperti grafici e fotografi.

Un’agenzia specializzata in Web Marketing Operativo e che si occupassi solo di questo tutti i santi giorni.

Un metodo di lavoro perfettamente compatibile con le nuove forme di lavoro a distanza che facessero parte del DNA fin dalla nascita, permettendo di lavorare in qualsiasi luogo e fuso orario.

Un agenzia che collaudi il piano applicandolo in molti settori e per molto tempo prima di potersi dire soddisfatta.

Non pensavo fosse possibile realizzare qualcosa di simile, e quando gli imprenditori ci chiedevano maggiori informazioni a proposito di Brand Diretto, il Piano Operativo Originale di Marketign Digitale, di cui ti parlerò a breve, capivo benissimo il loro scetticismo.

A me, personalmente, compariva sempre la faccia del prof della storia e di tutti coloro che hanno mostrato scetticismo nella mia vita.

E non voglio neanche pensare al fatto che adesso stiamo addirittura lavorando per creare la versione 2.0 del piano dal nome Brand Diretto®.

È arrivato adesso il momento d' iniziare il “processo” e scoprire insieme chi e cosa viene assolto e chi e cosa viene condannato da questo piano operativo.

Qualche rigo sopra scrivevo che la mente della giuria, come la mia quando acquisto dei pantaloni, rischia di sbagliare.

Che tu ci creda oppure no, siamo tutti vittime del fenomeno di cui ti parlavo qualche pagina fa: il dubbio patologico.

Avere dei dubbi, essere insicuri, non saper compiere delle scelte sono tutte cose che sono in grado d'influenzare il nostro comportamento più di ogni altro tipo di stimolo esistente e hanno come scopo quello di stimolarci verso la difesa da pericoli più o meno reali.

“PIÙ O MENO REALI”.

E qui ci tengo a sottolinearlo.
Non tutti i pericoli sono reali.

Ci sono dubbi ragionevoli e dubbi irragionevoli.

Ed ecco che torna il famoso “dubbio patologico”, una vera perversione della mente che va alla ricerca del ragionamento perfetto, della certezza, della scelta giusta, della risposta assolutamente corretta e indiscutibile rispetto a un dubbio o una domanda, il più delle volte indecidibile: le domande continue o i dubbi che si affollano nella mente della persona, infatti, il più delle volte sono appunto “irragionevoli” o meglio “irrisolvibili”, in quanto non è possibile dare una risposta certa oppure esistono più risposte possibili.

Ti faccio un esempio di dubbi irrisolvibili:

“Mi ammalerò?”
“È la persona giusta per me? ”
“Mia moglie o mio marito mi ama abbastanza?”
“Potrei impazzire?”

Hai capito, cosa intendo?

Non ho altri dubbi!

ALT! FERMATI!

Prima che tu vada avanti quindi…

ALT!
FERMATI!

Se sei questo tipo di persona ti consiglio di non leggere oltre, come ho anticipato scrivendolo nel titolo.

In questa lettera trovi la risposta a dubbi ragionevoli esclusivamente sul tuo web marketing.

Parlo di dubbi legittimi come:

“Funzionerà la campagna?”
“La strategia che ho scelto è quella giusta?”
“Il business in cui mi sto mettendo ha mercato?”
“I margini sono quelli giusti e che mi faranno fatturare?”

Anche a me, è capitato di pormi queste domande sulla mia azienda.
Perché queste sì che sono domande!

E sì, è vero hanno bisogno di una risposta subito.

Il tuo business/progetto ha bisogno di risposte.
Il tuo business/progetto ha bisogno di uno specialista.

Sei fortunato, perché la maggior parte degli imprenditori “medi” non vanno da uno specialista a farsi dare le risposte che gli servono.

Ti racconto una storia divertente per capire meglio.

Stai molto attento adesso perché stiamo entrando nel vivo.

Ricordi “Prova a prendermi” il film in cui Leonardo di Caprio interpreta Frank Jr. Abbagnale?

Abbagnale riesce a truffare mezza America, prima come falso pilota, poi come falso avvocato e infine come “falso dottore”.

Amo questo film anche perché, pochi lo sanno, è una storia vera.

Se non ricordi questo capolavoro o, peggio, non lo hai mai visto, ti do subito un dettaglio che ci servirà: Frank Jr. Abbagnale (Leonardo di Caprio) non era cattivo.

Ha truffato milioni di persone e aziende ma le sue profonde ragioni erano altre.

Alla fine del film diventa persino collaboratore di giustizia e aiuta la polizia a catturare altri truffatori come lui.

Ma per quale oscuro motivo ti ho citato questa pellicola intramontabile?

Per dirti che non tutti gli imprenditori vogliono “risposte” alle loro domande.

Non tutti gli imprenditori sono disposti a “mettere sotto processo” il proprio business/progetto.

Così come tutte le persone truffate da Frank Abbagnale Jr. in realtà volevano solo credere a quello che lui raccontava, allo stesso modo gli imprenditori non vogliono altro che sentirsi dire:

“Eh sì, c’è la crisi, che vuoi farci”

Tanto per dirne una, la più nota delle scuse.

Loro (gli imprenditori medi) vogliono costantemente “raccontarsela”:

Raccontarsi della crisi, poco importa se quel livello macro economica non lo tocca direttamente.
Raccontarsi della sfortuna, poco importa se altre volte invece è fortunato.
Raccontarsi del collaboratore che non è competente o che non fa quello che dice, poco importa se quel collaboratore non è mai stato messo nelle condizioni di lavorare oppure se in realtà quel collaboratore ha fatto molte altre cose che invece non gli erano state “ordinate”.
Raccontarsi che i suoi problemi sono unici al mondo, poco importa se il mondo è grandissimo.

Della serie “io me la suono, io me la canto”.

Questi sono gli imprenditori che evito con tutte le mie forze.

Anche perché sono i primi che scompariranno a causa delle legge di selezione naturale di Darwin.

Io sono sempre alla ricerca, invece, d'imprenditori che sono coraggiosi, che guardano ai dati, che vogliono crescere e far crescere anche la realtà in cui vivono.

Sono un imprenditore coraggioso!

PER QUESTI IMPRENDITORI ESISTE UNA SOLUZIONE

Se fai parte di questa ristretta cerchia di illuminati…continua a leggere.

Iniziamo? Seguimi!

PROVA A PRENDERMI

Dicevamo di “Prova a Prendermi”, in cui il nemico principale di Frank Jr. Abbagnale è l’agente dell’FBI Carl Hanratty interpretato da uno straordinario Tom Hanks.

La cosa divertente è che l’agente Hanratty, nel tentativo di acciuffare il truffatore, viene a sua volta truffato da Abbagnale.

In una scena memorabile, Hanratty riesce ad arrivare nella camera d’albergo di Frank che si finge l’agente dei servizi segreti Barry Allen (nome prontamente inventato) anche lui alla caccia di Frank Jr. Abbagnale.

Qui il nostro truffatore da il meglio di sé e ci permette di arrivare al succo del concetto di cui voglio parlarti:

Consegna il suo portafogli all’agente dicendogli che se vuole può controllare il suo distintivo.

(Hanratty visto il gesto di assoluta fiducia non apre il portafogli)

Subito Abbagnale mostra alla finestra un anziano scortato dall’assistente, dicendo che stavano scortando Abbagnale al commissariato.

Insomma lancia quanti più segnali possibili per rendere la sua storia credibile.

E ci riesce.

Hanratty lo lascia andare a prendere una cosa in macchina, mentre Abbagnale scappa senza nessuno che lo insegua.

Prova a prendermi (Catch Me If You Can) è un film del 2002 diretto da Steven Spielberg,

Veniamo a noi.

È arrivato il momento di riprendere un concetto che avevamo lasciato in sospeso prima.

Come ti dicevo sopra Frank Jr. Abbagnale in realtà non era cattivo ma viveva un forte complesso d'inferiorità nei confronti dei coetanei che erano stati più fortunati di lui ed era una persona molto orgogliosa.

Alla fine della storia come ti raccontavo, diventa addirittura collaboratore di Giustizia aiutando l’FBI a catturare i più pericolosi truffatori.

Allo stesso modo ti voglio spiegare il perché un “non specialista” pur sapendo che il web marketing operativo non è il suo mestiere, si propone comunque.

Non è cattiveria.

È insicurezza.

L’imprenditore gli chiede di fare quella cosa e, per salvaguardare il portafogli, il tizio anche se inesperto, accetta.

In sintesi…

Non fare web marketing se prima, se non ti sei fatto tu stesso le domande giuste e se non hai deciso che le risposte (a quelle specifiche domande) deve dartele uno specialista e non uno qualsiasi, preso a caso.

 

Bene, assodato che hai bisogno di una risposta alla domanda…

“È possibile che il tuo piano di web marketing non stia dando i risultati sperati?” /
“È possibile che il tuo nuovo piano di web marketing non darà i risultati sperati?”

Assodato anche, che deve essere uno specialista a dartela…

Posso dirti con estrema franchezza e un pizzico di presunzione che l’hai trovato.

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Un errore è quello di attribuire alle combinazioni strategiche una forza indipendente dai risultati tattici

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Questo documento non è un piano strategico. È un piano tattico con azioni ed alcuni elementi operativi già spendibili sul tuo marketing.

Il raggiungimento di un risultato tattico infatti è il solo e unico obiettivo di una strategia.

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All'interno del documento troverai:

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  • proposte di payoff, ovvero proposte su uno degli elementi più importanti nella costruzione dell’identità e della riconoscibilità di un brand.
  • le linee guida per il sito
  • un modello per raccogliere le testimonianze dei tuoi clienti
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